La 100° di Sergio – Lorenza Posfortunato

Se dovessi definire Sergio con pochi aggettivi forse sceglierei i seguenti: schivo, ironico, giusto, buono. E sarà per queste sue caratteristiche che è sempre circondato da uno stuolo di amici in ogni contesto lui viva. Amici tra i più cari senz’altro quelli della Rinascita con cui ha condiviso gli ultimi venti anni tra notevoli fatiche, continuo divertimento, grandi gioie e un unico grande dolore.
Una famiglia allargata poi la Rinascita International con cui abbiamo condiviso intere settimane in compagnia di mogli, mariti, figli e nipoti che, come tutte le famiglie che si rispettino, ha dovuto affrontare problemi organizzativi e logistici non di poco conto previsti e soprattutto imprevisti, dando prova di assoluta onnipotenza.
Sarà per tutto questo che insieme abbiamo voluto regalargli, per due domeniche consecutive, delle emozioni così forti che ne resterà segnato per sempre. Grandiosa la maratona di Firenze, la 100^, che a detta sua, è stata la più bella di tutte, con i cori da stadio, le magliette con la sua faccia ripetuta che lo hanno costretto a gesti scaramantici per tutto il percorso, quando la gente pensava che si corresse in sua memoria. Un’organizzazione messa a dura prova dalle nostre entrate nel percorso ai km più vari senza nessun pettorale. E l’arrivo tra due ali di amici che hanno costretto gli altri podisti alle manovre più disparate, quando la stanchezza non fa più neanche controllare le gambe, mentre i barellieri si affrettavano a raccoglierlo dopo che si era gettato a terra per scherzo. E la hola sotto il palco come si riserva ad una celebrità. A suggellare il tutto la fettunta sulla spalletta dell’Arno annaffiata con dello spumante, un accostamento non proprio adatto ai palati più fini.
Quando domenica scorsa sono entrata con due minuti di anticipo rispetto a Sergio nella sala del Boschetto, a stento ho creduto ai miei occhi: una folla tutta vestita allo stesso modo, disposta su due lati lungo il corridoio, le televisioni con le loro telecamere professionali, la cantante sul palco e Alberto sullo sfondo che sfoggiava un completo nero da grandi occasioni con un delizioso papillon su camicia candida. Che fosse uno show man non avevo il minimo dubbio, che fosse un organizzatore nato neanche , che fosse vulcanico per mole di idee e per determinazione nel realizzarle, era una certezza, come il fatto di essere un amico caro, ma quella sera ha superato se stesso. Imponente il giro di mail, di telefonate, di incontri, di acquisti supportato validamente da Rosa, Valerio, Ferdinando, Marco e tanti altri, per arrivare all’obiettivo.
E Sergio, ignaro di tutto, ha oltrepassato quella tenda e si è trovato nella leggenda. La musica assordante lo ha accompagnato sul palco mentre, allibito, stringeva una selva di mani e si faceva abbracciare da un groviglio di corpi. Poi sono cominciate le sorprese in un crescendo degno di un copione da film: Lolo Tiozzo, compagno di strada a Dublino sotto una pioggia battente a raccontarci le nostre avventure; la magliettina di Sergio con il nome “Leonardo” , un’idea frutto di una grande sensibilità e dolcezza; l’arrivo di Stefano Baldini, non un sosia, non una maschera, ma proprio l’oro olimpico di Atene 2004, l’atleta che ci ha fatto sognare, esultare e piangere forse più di ogni altro; l’uomo che con pazienza si è poi sottoposto al fuoco di fila delle foto e degli autografi, che con umiltà da intervistato si è improvvisato intervistatore, che con umanità ha ascoltato qualche frammento delle nostre vite.
Quando poi il Brogi è salito sul palco con l’I-phone acceso, nessuno si sarebbe mai aspettato Matteo Renzi in linea; l’acustica non era perfetta, specialmente per Sergio, e meno male altrimenti quando il sindaco ha detto di essere “un ragazzo”, conoscendo mio marito, so che non avrebbe potuto resistere ad una delle sue battute alla Crozza; si è limitato invece a salutarlo più volte chiamandolo per nome, come si fa tra vecchi amici, tra l’ilarità generale, specie di Linda.
La sorpresa finale, il filmino montato con alcune delle nostre foto insieme alle immagini della maratona di Firenze girate da Valerio, ha commosso tutti e ancora, almeno una volta al giorno, lo riguardiamo increduli. A cena il cibo, per altro buono ed abbondante, è stato davvero secondario: aggirarsi tra i tavoli e rivedere volti familiari vicino ad altri che, per cause contingenti, sono diventati meno frequentati, ci ha riempito di una grande gioia; è stato come riallacciare il filo interrotto delle nostre storie.
E poi premi a non finire: dalle associazioni podistiche di zona al di là di ogni campanilismo, dalle amministrazioni di Cavriglia e Montevarchi, dalla Regione Toscana mentre Sergio, sempre più sbalordito, andava accumulando trofei, targhe, litografie dando l’impressione di un equilibrio sempre più precario.
La musica ci ha di nuovo accompagnato verso la fine della serata: i baci, gli abbracci, i saluti sembravano non finire mai. Poi solo noi con Alberto e i suoi, a prolungare fino al possibile la festa, a trasmetterci emozioni, a smorzare la malinconia della fine. Linda, quando tutti se ne sono andati, ha cantato per Sergio la canzone di Elisa “Un senso” forse proprio per dirci che il senso della vita è tutto qui.
Lorenza Posfortunato

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