Molly Malone – Lorenza Posfortunato

Non sarà facile allontanare da noi il fantasma di Molly Malone: sembra ancora di vederla apparire da un vicolo di Temple Bar per mescolarsi insieme alle maschere di Halloween mentre canta il suo ritornello Alive, alive o!, alive, alive o! Crying cockles and mussels alive, alive o! Chiassosa e festante l’atmosfera che ha accolto noi atleti della Rinascita International in questa nuova trasferta a Dublino; difficile dormire e concentrarsi nei due giorni di nostra permanenza prima di correre. Il vantaggio della Dublin Marathon è che non è necessario alzarsi presto, possiamo fare colazione con una certa calma. Stefano si è portato bresaola e parmigiano dall’Italia più precisamente dall’Ipercoop; l’ilarità è generale e, per non dare adito a sibillini commenti, la offre a tutti. Alla partenza prendiamo posizione su alcuni scalini di accesso ad una delle tante case allineate: indossiamo indumenti plastificati per ripararci dalla pioggia e dal freddo anche se, per il momento, non si registra né l’una né l’altra condizione; forse tutto fa parte di un rito scaramantico. Sergio è l’unico con il marsupio che assomiglia quasi ad uno zaino da trekking dato che, oltre all’occorrente per me, decide di portare anche l’occorrente per Alberto. Si avvicina il momento della partenza ed ora la tensione si fa palpabile; per stemperarla decidiamo di cantare tutti insieme: la ballata di Molly Malone è la prima, tra i sorrisi e lo stupore di che ci guarda e, a seguire, l’inno di Mameli. E’ bello ascoltare le voci possenti dei nostri amici alzarsi nel brusio generale che, sempre più flebile, lascia posto al silenzio; essere parte del coro esalta, fa sentire potenti, invincibili, noi abbracciati a saltare verso il cielo. Attimi di entusiasmo puro che vorremmo non finissero mai. Siamo rimasti solo io, Sergio e Alberto. Il nostro colore è il blu e siamo in fondo al lungo serpentone variopinto. In attesa dello sparo una stana calma mi invade come se fossi del tutto ignara di quanto mi aspetta. Siamo circondati da corpi, ma nessun volto mi rimane impresso. Pochi sono quelli che corrono mascherati nonostante Halloween, non c’è musica, solo la voce dello speaker. Finalmente lo sparo. I primi km sono in centro e la folla ai due lati del percorso ci applaude e ci incoraggia. Cominciamo ad osservare se ci sono i nostri familiari, quelli di Alberto sono i primi a farsi notare con il loro tifo assordante. Marta e Leonardo, vestito da zucca di Halloween, sono poco distanti: è uno spasso a vedersi imbronciato nel suo passeggino mentre ci guarda esterrefatto. La strada scorre senza grosse difficoltà fino al parco: 5 km in mezzo a prati ancora verdi e alberi le cui foglie cominciano a tingersi di caldi colori. Ora siamo in periferia: la gente è ovunque, il tifo intenso e mi fermo per delle foto con degli adolescenti già un po’ alticci di mattina. Anche i compagni di corsa rapiscono lo sguardo: le streghe, le farfalle, l’orso. Alberto spesso è tentato di cadere sempre nel solito tormentone: la conversione dalle miglia a km e, di conseguenza, il numero di quelli che ancora ci separano dall’arrivo. Il percorso è decisamente faticoso: molte sono le salite piuttosto repentine a cui sembra non seguire nessuna discesa tanto queste sono diluite in estensione. Siamo ormai alla mezza : cominciano i primi dolori; i muscoli sembrano sempre sul punto di contrarsi in modo irreparabile. Ora il tempo sta cambiando: soffia un vento gelido, il cielo si fa scuro e inizia una pioggia battente, inesorabile. Dobbiamo percorre altri 10 km. Corro con il viso basso per ripararmi dalle gocce. Sono in una gabbia d’acqua: linee luminose e ininterrotte uniscono cielo e terra, mi avvolgono, mi circondano. Le scarpe si inzuppano. Sospesa in questa atmosfera surreale stranamente non soffro, non fatico, la musica mi accompagna, corro sospesa nel tempo, ogni tanto, incomprensibilmente, sorrido. Le miglia scorrono, si comincia ad assaporare la gioia della fine ma ormai è impossibile evitare le pozzanghere, si corre nell’acqua, i piedi sono stanchi e appesantiti. La gente lungo il percorso aumenta, ci incita, cominciano le transenne. Consapevoli della fine, facciamo fatica a compiere gli ultimi metri tra un tripudio di bandiere che nascondono la linea del traguardo. Poi questa appare all’improvviso come un’autentica liberazione e finalmente è tutto davvero finito! Mi abbandono tra le braccia di Sergio esausta, mentre ci fotografano, fermando quell’attimo di suprema euforia che solo chi va oltre quel limite ha sperimentato.

Archivi

[rumbletalk-chat]

© 2012 ASD Polisportiva Rinascita Montevarchi
Powered by Alias2k