Il Mio Passatore – Gianfranco Fabbri

Ciao….. visto che in quasi tutti siti di podistica ognuno può raccontare le proprie esperienze….. voglio provarci anch’io….spero che quello che racconterò sia d’aiuto a chi, come me, decide di affrontare una gara come questa per la prima volta. A chi mi chiede com’è andata rispondo che correre sotto il cielo stellato degli Appennini è un’ esperienza unica, è difficile spiegare in due parole il proprio Passatore…
Tutto è iniziato dopo la mia seconda maratona., la Firenze Marathon 2009. Luca, il mio compagno di allenamenti, mi disse “ Il prossimo maggio bisognerebbe fare il Passatore…la 100km “ io risposi “Bisognerebbe..!!” Tanto per non contraddirlo, figuriamoci se uno come me, che ha fatto solo due maratone ed riuscito a concluderle completamente sfinito riesce a fare 100 km….lui forse si, ha già sulle gambe diverse gare e anni di esperienza, ma la cosa ha cominciato a circolare nella mia testa. La Strasimeno, che si corre i primi di marzo, quale occasione migliore per mettersi alla prova su una distanza lunga oltre i 42 km, un ottima prova, tanto per rendersi conto delle proprie capacità, la capacità di resistere fisicamente e soprattutto mentalmente. Fu così che già dai primi giorni di dicembre cominciammo, io e Luca, ad allungare i nostri allenamenti, a prendere un’andatura più lenta per tenere più basso possibile il ritmo cardiaco.
Così il 7 marzo abbiamo provato a fare tutto il giro del lago Trasimeno, 58 km, l’andatura lenta ti permette di chiacchierare tranquillamente e ti dà la possibilità di conoscere gli altri atleti, quelli che hanno il tuo solito passo, non siamo gli unici ad aver avuto l’idea, in diversi e in diverse, sono qui per la prima volta per misurarsi, con l’intenzione di fare il Passatore. Gli ultimi 8 km per me sono una tortura, le gambe cominciano a farmi male e devo per forza camminare, il vento gelido mi entra nelle ossa, ho davanti a me Castiglion del Lago, lo vedo, ma non arriva mai….sono scoraggiato, penso che prima o poi arriverò in fondo a questa gara, ma 100 km non riuscirò mai a farli…poi l’ultimo km, che è pure in salita, nonostante il dolore ho ricominciato a correre, ho capito che è soprattutto una questione di testa….ma 100 km per me sono troppi….pensare che ora che sono arrivato dovrei fare un’altra maratona, è una cosa da pazzi, non fa per me.
Questo era il mio stato d’animo dopo quella gara, ma già all’orizzonte si presentava un’altra prova, il 25 aprile c’era la 50 km di Romagna, in fondo è più corta della Strasimeno, una gara che si svolge vicino al traguardo del Passatore. Luca sempre più convinto, io no, siamo partiti alla volta di Castel Bolognese, questo ci dava modo di fare quei famosi 100 km che separano Firenze da Faenza attraverso il passo della Colla, sono tanti anche in auto, troppi, e guardavo dal finestrino quei tratti di strada che avrei dovuto fare a piedi….non fa per me. La Romagna mi ha sempre attirato non so perché, sarà per il paesaggio, sarà per l’ospitalità della sua gente, e quei due giorni non me li scorderò mai. Il pasta party della sera precedente alla gara, quelle due doppie razioni che mi sono trangugiato, il sangiovese, me li sono ritrovati nelle gambe il giorno dopo, proprio nei chilometri finali. E’ stata una bella gara, una bella prova, dura, tutt’altro che pianeggiante, per chi è nell’ambiente…. un piccolo Passatore. Manca un mese, e nonostante l’esperienza positiva ancora non mi sono iscritto, ci voglio pensare ancora, l’idea che tanto uno se non ce la fa si può sempre ritirare non mi attira, non fa parte del mio dna, alla fine mi sono iscritto, ora non posso più tornare indietro, non possono esserci ripensamenti. Dobbiamo organizzarci, i nostri accompagnatori saranno Alessandro, il figlio di Luca, e Ilaria la sua fidanzata, ci faranno da supporto con la mia Scenic. Ho deciso che non userò gelatine varie o maltodestrine o roba del genere, mi preparerò diversi sandwich morbidi con mascarpone e nutella, mascarpone e prosciutto, mangerò dolce o salato secondo quello che mi andrà più in quel momento, anche se potrò sempre contare sui rifornimenti allestiti dall’organizzazione. Finalmente arriva il 29 maggio, per fortuna è una bellissima giornata, forse un po’ troppo e l’afa si fa sentire, piazza S. Croce, dove consegnano i pettorali, è un brulicare di atleti, accompagnatori e turisti. Manca più di un’ora alla partenza, ci mettiamo all’ombra seduti sul marciapiede, sistemiamo
il cip e il numero, e facciamo conoscenza con altri atleti. La fortuna è dalla mia parte, accanto a me si siede un veterano, lo si vede da come è vestito, dalle scarpe usurate, dal fisico, dalla faccia. Cerco di fare la sua conoscenza, mi dice che sono diversi anni, tanti, non ricordo il numero, che puntualmente si presenta a quest’appuntamento, e lo guardo mentre si prepara, da un sacchetto tira fuori dei tubetti di crema, mi spiega che sono indispensabili contro il sanguinamento dei capezzoli, e per lo sfregamento dell’interno cosce, cose che già so, ma io non ho mai avuto problemi del genere, gli dico che l’unico mio problema sono le vesciche ai piedi, che ho preso delle precauzioni, con plantari al silicone e calzini super protettivi e conto di serrare un po’ di più le stringhe, lui scuote la testa e in perfetto romagnolo mi dice “Se vuoi fare 100 km senza problemi devi fare come faccio io”. Mi offre le sue creme, mi fa togliere le scarpe e i calzini, come fa lui, mi fa cospargere i piedi con una dose abbondante di crema alla vasellina, è la prima volta che mi metto i calzini con i piedi tutti unti, ma è stata una mano santa….un piede santo, come vorrei ringraziarlo ancora una volta. E’ presto, ma ci avviciniamo, ci spostiamo da piazza S. Croce a piazza della Signoria, riusciamo a trovare posto a sedere, insieme ad altri atleti, all’ombra del Palazzo Vecchio, seduti in terra appoggiati al suo muro portante, tutti in fila, un boccone troppo ghiotto per gli obbiettivi dei turisti che ci passano davanti. Ora manca davvero poco, è arrivato il momento, quel momento immaginato da diversi mesi, arriviamo in fondo alla piazza, girato l’angolo via Dei Calzaiuoli è gremita, in tanti sono già assiepati alla partenza, e prima di entrare nella mischia salutiamo Alessandro e Ilaria, ci diamo appuntamento a qualche chilometro dopo Borgo San Lorenzo, prima non è permesso. Io e Luca entriamo nella calca, ci guardiamo intorno e nella miriade di cappellini colorati, riusciamo a scorgere qualche faccia amica, compagni di gare precedenti, con i quali ci eravamo dati appuntamento qui, scambi veloci di in bocca al lupo……e poi lo sparo…!! Partiamo, piano piano, senza fretta, il cordone si snoda tra le vie del centro storico, io e Luca non ci perdiamo di vista, il piano è quello di restare il più possibile insieme e poi, il poi è un punto interrogativo….All’inizio della salita di Fiesole troviamo il primo ristoro, solo acqua, non sono certo passati 5 km, ma è un sollievo, fa molto caldo. Io tengo sotto controllo il mio garmin, mi sono imposto di rimanere sotto certi valori di frequenza cardiaca, devo risparmiare il più possibile, e dopo qualche km di salita, Luca ed io abbiamo deciso di andare al passo, come fanno in tanti, c’è tempo per stancarsi, sappiamo che tra un po’ la strada spiana e potremmo riprendere la nostra andatura di crociera. Dopo 4 ore finalmente giungiamo a Borgo San Lorenzo, la prima tappa importante, per ora tutto bene, siamo in perfetto ruolino di marcia, il nostro, 4 ore avevamo preventivato e a 4.00.11 ha suonato il bip quando sono passato al posto di controllo, ora la mia mente è già proiettata alla prossima tappa importante, il passo della Colla, penso che sia lo scoglio più grosso da superare, soprattutto mentalmente, lo so che lì siamo solo a metà gara, lo so che lì finisce la salita e che poi in discesa e dura ugualmente, lo so che la maggior parte di quelli che si ritirano lo fanno lì, ma io devo arrivare lassù con la voglia di continuare, questo è quello che mi sono imposto, e sono sicuro che se sarà così riuscirò ad arrivare fino in fondo. Usciti da Borgo la strada sale dolcemente, ma ora sento un leggero fastidio all’interno cosce, i pantaloncini sgambati cominciavano a darmi fastidio, di solito porto i pantaloncini attillati, il veterano aveva ragione, meno male che tra qualche km troveremo i nostri accompagnatori, così mi cambio. Finalmente vedo la mia auto, la riconoscerei tra un milione, è un vero sollievo, Alessandro e Ilaria sono lì che ci aspettano, in un parcheggio accanto alla strada. Mi cambio velocemente i pantaloncini, senza togliermi le scarpe, i piedi sono a posto così, mi metto una maglietta a maniche corte e sopra la canottiera col pettorale, la sera sopravanza e un po’ più coperto starò meglio. Mentre mangio uno dei miei deliziosi sandwich (sono andato sul dolce) guardo passare quelli che erano rimasti dietro, la cosa mi da un po’ fastidio, e anche se riconosco i miei limiti, non riesco a frenare il mio spirito battagliero, e dentro di me penso….e vi ripiglio…vi ripiglio..!! Qualche sorso di acqua col Polase e via. Anche Luca è pronto, con i nostri accompagnatori ci diamo appuntamento tra un po’ di chilometri, se devo dire che le gambe non mi fanno male direi un bugia, è dura ripartire dopo una sosta del genere, è dura ai normali ristori che a volte non ti fermi nemmeno, ma dopo
qualche minuto il dolore passa, forse perché smetti di pensarci. Continuiamo alla nostra andatura, il bel paesaggio collinare fa da contorno, ma i nostri sguardi sono rivolti all’orizzonte, verso la montagna, la strada sale piano piano, ma più sale e più scende la sera. A Ronta ritroviamo la nostra postazione mobile, Alessandro e Ilaria hanno trovato un buon punto dove fermarsi, un paio di panchine sul lato della strada, loro stanno già cenando, a me e a Luca non resta altro che unirci al banchetto, e poi quelle panchine sono così invitanti. E’ il momento giusto per riprendere le energie, abbiamo percorso 40 km in 5 ore e mezzo, sappiamo che i prossimi 15 saranno tutti maledettamente in salita, e che salita, curve e tornanti da capogiro, la classica strada di montagna. Per mantenere la glicemia a livelli ottimali bisogna mangiare, mi sono fatto fuori altri due sandwich, senza contare che ai ristori ho approfittato ogni volta, non mi sono risparmiato neppure nel bere, in effetti lungo il percorso ho dovuto fare qualche piccola sosta, per noi maschietti la cosa è piuttosto semplice. Ripartiamo, dolore alle gambe compreso, ma come ho detto prima dopo un po’ passa, adattiamo la nostra andatura alla pendenza stradale, quando è molto alta non ci resta altro che camminare, tanto la velocità non cambia, ma in compenso si abbassa il ritmo cardiaco e questo è molto importante. Ora è quasi buio, la sera è calata, e cala anche il silenzio, si sente solo il rumore del fiume che scorre a fondo valle e il profumo del bosco, davanti e dietro le sagome di quelli che come te, si sono messi in quest’impresa, e cerchi di gustarti questi momenti con dei respiri più lunghi, perché l’aria è fresca e pulita, molto poetica la cosa…però il tuo pensiero è uno solo….ma quanto cacchio c’è a questo benedetto passo della Colla…??? Nell’oscurità della sera scorgo una scenic, ancora non è completamente buio, è la mia, meno male, ancora un’altra piccola sosta, ci voleva, a questo giro prendiamo anche il caffè, bello caldo, il thermos ha fatto un bel lavoro, è una goduria perché nel frattempo la temperatura è calata, ragion per cui mi metto anche una maglia a maniche lunghe, non è pesante, è quella che ci hanno dato alla Firenze Marathon, sotto tengo quella a maniche corte e sopra a tutto la canottiera con ancorato il pettorale, sono vestito a “cipolla”, non so se per la notte basterà, ma per ora sto bene così. Prendo dalla mia borsa la lampada portatile, ora è venuto il momento di usarla, è una lampada a led bianchi con elastico, la metterò in testa tipo figlio dei fiori, e mentre aspetto Luca, mi accoccolo piano piano, appoggiandomi alla macchina, proprio di fronte alla ruota posteriore sinistra sulla strada, non sto marcando il territorio, è solo un modo per tirarsi i muscoli, per trovare un po’ di sollievo. Da quella posizione vedo arrivare due ragazzi che mi raggiungono, una strana coppia, uno un metro e novantacinque e l’altro un metro e sessanta, vengono su tranquilli, come se stessero facendo una passeggiata. Quello lungo vedendomi tutto accovacciato mi fa “ Che fai….ti ritiri..??. “Non ci penso nemmeno..!!” gli rispondo mentre mi tiro su e cerco di darmi un tono, un po’ imbarazzato continua “ No…sai…te l’ho chiesto perché lui si vuol ritirare” e indica il suo piccolo compagno, che chiamato in causa comincia a farfugliare “ Non ce la faccio, non ce la faccio…..arrivo su alla Colla e stendo..!! Capisco che il lungo cerca un’ aiuto per convincere il suo amico, ci tento, gli dico che anch’io sono stanco ma sto provando ad andare avanti, di arrivare su al passo e poi di provare ad arrivare almeno a Marradi, tanto per dirgli qualcosa, ma è tutto inutile si vede benissimo che ha già gettato la spugna, e mentre discutono, spariscono nell’oscurità. Salutiamo i nostri accompagnatori, certi che la prossima volta ci incontreremo sul versante adriatico, poco più avanti troviamo l’ultimo ristoro prima del Passo, le luci e il brusio della gente rompono quel clima di pace assoluta che regnava qualche metro prima, sembra una piccola festa paesana. Solo un piccolo sorso d’acqua tanto per gradire, mi sono rifocillato poco fa, però ora sopra ai tavoli trovi di tutto, anche panini col salame, col prosciutto e con la porchetta, succhi di frutta, vino bianco e rosso, le solite crostate ma anche torte della nonna, una vera festa. Rientriamo nell’oscurità, andiamo al passo ora la salita si fa sentire, solo sentire non la posso vedere, mi rendo conto di essere su una serie di tornanti perché le luci degli altri sono sotto e sopra di me, sembrano tante lucciole, e sopra a tutto le stelle. Io e Luca siamo sempre vicini, ora sono solo io che faccio l’andatura, solo io illumino il cammino, ogni tanto qualche auto ci sorpassa, abbiamo messo anche una fascia catarifrangente al braccio a
mo’ di capitano per farci notare. Era ora, ci siamo, il Passo della Colla è davanti a noi, questo luogo l’ho visto un mese fa, di giorno, in auto, ora e completamente diverso, c’è un sacco di gente. Uno sguardo per capire dove sta il posto di controllo, ora la strada è in piano e abbiamo ripreso a correre, mi guardo intorno, vedo diverse tende da campo, quelle gonfiabili, dentro la luce è forte, vedo gente distesa a cui stanno facendo massaggi ma vedo anche qualcuno disteso sotto le coperte. Non abbiamo bisogno di fermarci, siamo a posto così, e una volta fatto suonare il bip, dopo 7 ore e 29 minuti, ci lasciamo tutto alle spalle, qualche istante dopo risiamo già al buio, riaccendo la mia torcia, questa volta però la strada e in discesa, è una liberazione dopo ore ed ore passate a spingere, finalmente ora dobbiamo solo frenare, e ci buttiamo giù quasi a rotta di collo, penso che non possiamo certo fare il resto della gara così, sarebbe troppo bello, è della stessa idea anche che Luca e dopo qualche chilometro decidiamo di rientrare nei nostri ranghi. Ora il nostro prossimo obbiettivo è Marradi, per fortuna finora non ci sono stati imprevisti, le gambe fanno un po’ male ma è un dolore sopportabile, ci siamo risparmiati il giusto penso, per essere arrivati fino qui senza grossi problemi. Dopo qualche chilometro ritroviamo Alessandro e Ilaria, ma non ci fermiamo, ci mettiamo d’accordo di ritrovarsi più avanti, ma prima gli chiedo di dirmi la temperatura che indica il display dell’auto, sono 8 gradi, avevo la sensazione che era freddino ma non pensavo così, in effetti è da un po’ tempo che vediamo vaporizzare i nostri respiri, soprattutto il mio, illuminato dalla luce che ho sulla fronte, la strada sembra interminabile e il silenzio assoluto e l’oscurità vengono rotti solo da qualche auto che passa, è lunga ma dopo 10 ore e 11 minuti, finalmente facciamo suonare il bip anche a Marradi, sono passate da poco le una di notte, abbiamo percorso 65 km, e dopo esserci rifocillati al ristoro ripartiamo, la prossima tappa importante è San Cassiano. Ora la strada è pianeggiante, il dolore alle gambe e sotto i piedi si fa sentire, alterniamo corsa al passo, sto notando una cosa, che sto meglio quando corro che quando cammino, strano forse sono più allenato a correre che a camminare..??? ma camminare ci serve per riprendere le forze e non possiamo far altro che proseguire così. Un’altra sosta con i nostri accompagnatori, un altro sandwich un caffè e via, mentre “viaggiamo” con Luca facciamo previsioni sul nostro tempo d’arrivo, ora si può fare, ne abbiamo fatta di strada, anche se sono previsioni ottimistiche, ora cominciamo ad avere la consapevolezza di potercela fare. Anche il cartello stradale di San Cassiano è davanti a noi, la strada ci porta verso il centro storico, è notte fonda è il paese è deserto, ma dietro l’angolo ecco il posto di controllo e subito dopo un bel ristoro, siamo a 76 km 12 ore e 17 minuti, dopo esserci rifocillati abbastanza Luca trova un paio di sedie lasciate sul marciapiede davanti ad un bar, ovviamente chiuso, ci sediamo, ci prendiamo un attimo di respiro, un piccolo riposino strameritato, ma proprio lì davanti a noi, dall’altra parte della strada hanno allestito un centro medico e massaggi, ci guardiamo, perché non provare..?? un attimo dopo siamo dentro quel locale. Sono tutti indaffarati, dottori e infermiere, in fondo alla stanza c’è gente distesa sui lettini sotto le coperte, quelli di sicuro hanno già concluso la loro gara, si avvicina un dottore e ci chiede di cosa abbiamo bisogno, massaggi, solo massaggi, è il mio turno, mi fanno distendere su un letto e un paio di infermierine si prendono cura delle mie gambe, è una bella sensazione sia fisica che visiva, ma purtroppo dura poco e dopo qualche minuto siamo già in strada. E’ la prima volta che mi faccio massaggiare i muscoli, ma devo dire almeno per me, dopo un centinaio di metri sono tornato stronco come ero prima, e Luca uguale, beh….! Almeno abbiamo provato anche questa. Il nostro prossimo obbiettivo è Brisighella, continuiamo, più avanti ritroviamo la mia scenic, è parcheggiata in una piazzola, ci avviciniamo, i nostri accompagnatori stanno dormendo, non ce l’hanno fatta, saranno circa le 4 e mezzo, ma dobbiamo per forza svegliarli, per farci vedere, per fargli capire che ora, sul percorso, siamo davanti a loro. E’ strano, li capisco, è normale che loro abbiano sonno, ma a pensarci e anche strano che non prenda anche a me. Il nostro viaggio continua, ora il dolore mi ha preso anche le spalle, in effetti è dal giorno prima che sto muovendo anche le braccia.
Si fa giorno e all’orizzonte scorgiamo un paese sovrastato da una torre, è Brisighella, finalmente siamo arrivati anche qui, ora mancano solo circa 10 chilometri al traguardo, arrivati al paese il percorso viene deviato verso il centro storico, e scopriamo che per arrivare al posto di controllo e al ristoro c’è da fare un centinaio di metri in salita, ma nonostante tutto il bip suona ancora, 14 ore 26 minuti e 50 secondi.
Dopo il ristoro il percorso rientra nella statale per Faenza, guardo il mio garmin per vedere quanto manca, è spento, la carica è durata solo 14 ore, non ci resta che guardare i cartelli stradali, per capire quanto manca all’arrivo, ora siamo consapevoli di avercela fatta, sarebbe assurdo arrendersi, ma questa consapevolezza gioca a tuo sfavore, perché i chilometri ora sono più lunghi, lunghissimi, la strada tutta pianeggiante non ti aiuta, perché ogni volta che svolti una curva ti trovi davanti una dritta che non riesci a vedere la fine, e ogni volta speri che sia l’ultima.
Poco prima dell’ultimo ristoro, a soli 5 chilometri, troviamo Alessandro pronto a fotografarci, allora dobbiamo correre leggeri e cercare di sorridere per immortalare il momento, uno sforzo immane. Finalmente ci rendiamo conto che siamo nella periferia di Faenza, cavolo ora ci siamo davvero, uno non immagina quanta energia può dare un cartello con su scritto “ULTIMO CHILOMETRO”.
La strada scivola sotto i tuoi piedi, non senti più la fatica e come d’incanto ti trovi nella piazza principale di Faenza, ora la gioia ti pervade, ti rendi conto di aver fatto un’impresa, di aver reso possibile quello che pensavi impossibile, io e Luca sempre insieme stiamo correndo ora sulla guida azzurra, il traguardo è lì che ci aspetta, non dobbiamo far altro che passarci sotto, ci siamo aspettati, incoraggiati e confortati per tutta la gara, e poco prima dell’ultimo bip mentre alziamo le mani in segno di vittoria, ci prendiamo per mano come due piccoli scolaretti…….16 ore 12 minuti e 49 secondi.
Fabbri Gian Franco

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